
Gli ecuadoriani di Gringolandia a Quito
Eccomi arrivata a Quito. Non mi potevo aspettare un’accoglienza migliore, a parte la pioggia, di un’intensità mai vista in Italia, mi accoglie Daniele con un tè fresco e un ombrello. Ho conosciuto Daniele per caso su internet, il suo blog parlava di Ecuador, la sua missione nel paese era quella di scoprire perché una certa pianta della foresta amazzonica, in una determinata aerea, odorava di menta, ma non avrebbe dovuto. Ovviamente non potevo non conoscere un simile personaggio. Prendiamo un taxi e andiamo al mio ostello, ne rimango soddisfatta: è accogliente, colorato, pieno di giovani. Poggio il mio zaino in camera poi decidiamo di andare subito in centro a mangiare qualcosa.
Quito è caos puro: polizia ovunque, venditori ambulanti, un traffico spaventoso, lustrascarpe, vecchiette con vassoi di gelato, bambini che vendono mele, anziani che vendono dentifricio ed intere famiglie di indigeni inscuriti dallo smog accampati negli angoli delle strade.

Oggi e’ il compleanno di Daniele, la sera ci siamo bevuti la prima Pilsener (la birra di produzione locale) sulla terrazza del mio ostello che gode di una vista spettacolare su tutta Quito, in particolare sul vulcano Pichincha. Dopo aver avidamente ascoltato i racconti di Daniele sulle sue esperienze in Amazzonia, siamo usciti con alcuni suoi amici per festeggiare: Paola, Louis e Amaranta, tutti ecuadoriani.* Siamo andati nella cosiddetta “Gringolandia”, dove vanno tutti i turisti (i gringos) a fare baldoria con chupitos e ballate di salsa.