
Volontariato con animali in Costa Rica – Turismo Responsabile
“Basta! Mollo tutto per andare a fare il bagnetto ai bradipi!”
Ebbene sì, qualche anno fa in preda ad un momento di forte stress lavorativo, ricordando vagamente un video virale visto chissà dove e chissà quando… ho pronunciato queste testuali parole.
Mai e poi mai avrei immaginato che quella frase a distanza di tempo sarebbe diventata realtà, o quasi…
Superato l’iniziale stato confusionale sul cosa fare, ho capito che volevo andare in America Latina.
Sono andata a fare volontariato con animali in Costa Rica.
Non l’avessi mai fatto.
Appena ho schiacciato il tasto “ON” del mio microfono interiore, un gruppo di simpatici animaletti ha cominciato a cercare di attirare la mia attenzione. E indovinate chi stava a capo della comitiva? Eh già, proprio lui, il bradipo, o perezoso in spagnolo.
Lui però di farsi fare il bagnetto proprio non ne voleva sapere, ed aveva ragione.
Il grande amore per gli animali è sempre stato con me e si è finalmente concretizzato in una esperienza di volontariato in Costa Rica indimenticabile.
Dopo molte ricerche e grazie ai consigli degli amici di ETICOSCIENZA, ho trovato l’organizzazione giusta per rispondere alla mia chiamata interiore.
Sentivo il bisogno di una organizzazione seria che, al di là dei siti perfettamente confezionati per il marketing del volontariato, avesse realmente come priorità la causa animale.
La scelta è ricaduta sul centro di recupero Natuwa Wildlife Sanctuary in Costa Rica.
Entrando nel loro sito si capisce da alcuni dettagli che si è sulla strada giusta. Nato inizialmente per preservare delle specie di uccelli native del Costa Rica (“Lapa Roja” e “Lapa Verde”) si è trasformato nel tempo in centro di recupero anche di altri animali.
Primo indizio è la presenza di tantissime foto di animali corredate di descrizioni, ma nessuna traccia di selfie di volontari con animali.
E se non fosse del tutto chiaro, l’approccio utilizzato viene messo nero su bianco. Nella sezione volontariato si viene accolti con queste parole:
“NATUWA non promuove la domesticazione di animali selvatici”e poco più avanti: “i volontari non possono interferire con i comportamenti naturali degli animali mentre li assistono. Quindi, se la tua intenzione è toccare, abbracciare, baciare o parlare con gli animali selvatici, ti consigliamo di cercarti un altro progetto”.
A buon intenditor poche parole.
Non sempre i siti che accolgono volontari sono così chiari, e non è affatto semplice distinguere un progetto di volontariato con animali serio, da una trappola per turisti. Bisogna informarsi bene e capire come riconoscere un vero centro di recupero fauna selvatica.
La mia esperienza di volontariato con animali in Costa Rica
Per scegliere di fare il volontario in quel santuario serve grande forza di volontà e spirito di adattamento. Si lavora 6 giorni su 7, dalle 6 del mattino fino alle 15, con pausa colazione e pausa pranzo.
Confesso che io stessa ho tentennato fino all’ultimo, pur essendo abbastanza flessibile e con una motivazione forte. Infatti, sempre nel loro sito è descritta una giornata tipo:
- si comincia tutti i giorni alle 6:00 del mattino (!!!) preparando e distribuendo il cibo per gli animali sotto la supervisione di un team leader.
- breve pausa alle 8:00 per la colazione e poi via a svolgere i compiti di manutenzione giornaliera
fino alle 12:00 ora in cui si pranza. - si ricomincia alle 13:00 con un secondo turno di alimentazione degli animali e si finisce intorno alle
15:00.
L’umidità e il calore soprattutto in alcuni mesi dell’anno sono pazzeschi.
I lavori svolti sono spesso molto fisici e riguardano principalmente attività di manutenzione del centro e di pulizia e arricchimento delle strutture che ospitano sia gli animali. Si va da grandi voliere agli ampi spazi recintati per animali di grossa taglia, come per esempio tapiri o giaguari.
Detto così può quasi sembrare una sofferenza, ma vi assicuro che se avete davvero a cuore gli animali può solo essere fonte di una immensa soddisfazione.
Ogni giorno, finito il lavoro, mi recavo verso l’area di riposo dei volontari: ero sporca, sudaticcia, stanca, ma estremamente felice e gratificata per avere fatto qualcosa di utile e immediatamente tangibile.
Ogni mattina ero immensamente grata per svegliarmi immersa nella natura, con i suoni delle scimmie urlatrici o degli uccelli, grata per poter ammirare tutti quegli animali da vicino, apprendere cose nuove sulle loro origini e comportamento.
E’ una riconnessione incredibile con la vera essenza delle cose, una purificazione.
Nel santuario è anche presente una piccola “nursery” dove vengono ospitati e alimentati i piccoli.
E’ gestita rigorosamente da una sola persona, sempre la stessa, che risiede nella struttura per molti mesi consecutivi e di solito con un background di studi attinenti. A turno un volontario “semplice” gli dà una mano sotto la sua supervisione.
E’ davvero tenero vedere nutrire animali come cuccioli di bradipo o piccoli pulcini.
E’ anche la parte più dura perché sì, è inutile negarlo, hai voglia di stritolarli di coccole, soprattutto i bradipi quando ti guardano con quegli occhioni e con quel musetto.
Allora è lì che bisogna fare grande prova di stoicismo e resistere, e poi la sera andare a dormire a cuor leggero, felice per aver contribuito – senza accarezzarli – alla futura reintroduzione degli animali nel loro habitat naturale.
Quello che per noi può sembrare un puro gesto d’amore può essere infatti molto pericoloso per loro: possiamo causargli stress, trasmettergli malattie o mettere a rischio la loro sopravvivenza in natura dal momento in cui perdono la necessaria diffidenza verso l’essere umano e si disabituano a procacciarsi il cibo da soli.
Durante la mia permanenza, per una serie di circostanze fortunate (ero l’unica in quel momento a parlare sia inglese che spagnolo oltre ad altre lingue) ho avuto anche l’onore di poter condurre visite guidate del santuario per turisti ed abitanti locali.
Il centro, gestito con fondi privati, si finanzia in parte con i contributi dei volontari, ma anche grazie alle visite che sono allo stesso tempo un veicolo di informazione e sensibilizzazione della popolazione locale e non.
Grazie a questo compito addizionale ho potuto approfondire la conoscenza dei diversi animali, delle loro storie e delle procedure per reintrodurli nella natura o, dove non possibile, offrirgli una vita dignitosa nonostante la cattività.
Molti degli animali infatti si trovano lì perché confiscati al commercio illegale o abbandonati da privati che li tenevano come animali da compagnia.
Un’esperienza del genere ti segna nel profondo, ti fa toccare con mano gli effetti distorsivi sulla natura causati da comportamenti sbagliati dell’uomo.
E ironia della sorte oggi, a distanza di un anno, gran parte della popolazione mondiale si trova in cattività forzata, per combattere gli effetti di un qualcosa originato da squilibri provocati nella natura.
Ora più che mai sentiamo di essere uniti in un destino comune.
E’ importante fare tesoro di questa esperienza segnante per tornare a vivere il futuro in modo più consapevole e perché no, cominciare a fare più viaggi o esperienze di volontariato responsabile come questa!
Questa bellissima esperienza è stata condivisa da
Giovanna Ruggeri di Vivere Mignon.
Lei è di Roma, ma vive a Bruxelles, viaggia il mondo in modo responsabile apprezzando le piccole cose, la multiculturalità, i rapporti umani e l’ambiente. Seguitela nelle sue avventure su Facebook e Instagram ;)
Comments:
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Brenda
Wow ! Proprio l’esperienza che sto cercando! Quanto sei stata e quanto consigli di stare al santuario ?
Giovanna @Vivere Mignon
Ciao Brenda, io sono stata circa 5 settimane. Loro ti chiedono un impegno di almeno 2 settimane che é effettivamente il tempo minimo per familiarizzare con il centro, le attività, le caratteristiche dei vari animali ed il personale che lavora li’. E’ un’esperienza davvero “full immersion” quindi dopo una settimana ti sembra già di essere là da una vita. Per una esperienza “completa” io consiglierei di fare le 2 settimane e poi decidere se rimanere per almeno altre 2 (io ho fatto cosi’). In questo modo si ha il tempo di capire se ci si sente a proprio agio (come ho scritto, non é un’esperienza per tutti ed il centro é abbastanza isolato da tutto il resto). Devi anche considerare il fattore economico, perché pur lavorando da volontario c’é una quota da pagare che serve per i costi di vitto e alloggio e per finanziare le attività del Santuario (trovi le info sul loro sito). Spero di esserti stata utile!
Brenda
Si grazie mille!