
Giorni nomadi nel deserto del Sahara – Mauritania
« Questo – dicevano gli arabi, assaporando il vento del deserto –
è il profumo migliore: non sa di nulla”.
Voltavano le spalle ai profumi, al lusso, per scegliere le cose in cui l’uomo non aveva avuto parte alcuna.
Il beduino nato e cresciuto nel deserto aveva abbracciato con tutta l’anima questo credo di nudità per il motivo inespresso ma sentito che vi si sentiva libero, di là da ogni dubbio o esitazione.
Vi perdeva legami materiali, comodità, ogni elemento superfluo o complesso per raggiungere una libertà personale che rasentava l’inerzia e la morte.
La sua vita conosceva l’aria, i venti, sole e luce, spazi aperti e un immenso vuoto. Nella natura non v’era fecondità, non vi apparivano sforzi umani: solo il cielo in alto, la terra intatta in basso. Nient’altro.»
T.E. Lawrence
“Nel deserto non c’è nulla, è noioso” dicono alcuni, ma è più corretto dire che nel deserto C’E’ il Nulla.
Incontrare il Nulla è terapeutico.
C’è lo Spazio; c’è il Tempo.
Riappropriarsi di Spazio e Tempo significa assaporare la Vita.
Quando il nostro tempo non è scandito da orari e attività, quando il nostro sguardo, per giorni, non intravede nulla se non la linea dell’orizzonte, quando la nostra mente non sa più dove fuggire, si entra in contatto con il proprio io.
Viaggiare nel deserto è una meditazione errante.
La mente scorre col paesaggio.
Dopo aver esaurito i pensieri italiani, dal fidanzato al mutuo, di fronte a una roccia ti chiedi come mai quella pietra sia lì, che storia ha.
Io mi sono sorpresa a pensare alla vita quotidiana di uno scorpione.

Il deserto insegna a gioire per le cose semplici.
Distese di sabbia, rocce, dune, orizzonti infiniti, cieli stellati, villaggi di pastori, volti nomadi segnati dal sole, sguardi che parlano.
Osservando le dune si apprezza il lavoro del vento, che le modella come un sapiente artigiano. Il tuo Io svanisce, mentre ti addormenti immerso in un raro silenzio, sotto una coperta di stelle che ti avvolge completamente.
Godi delle albe e dei tramonti, di un incontro, di un sorriso.
Ismil ci accoglie nel suo villaggio come parenti lontani, con orgoglio ci presenta la famiglia e ci mostra i reperti archeologici che trova di tanto in tanto durante il cammino.
Ha creato un piccolo museo preistorico, in una capanna fatta di frasche che racchiude preziosi cimeli, dimenticati dal mondo, ma di un valore inestimabile.
Il deserto è un museo a cielo aperto, puoi camminare su un insediamento preistorico senza accorgetene: puoi scoprire pietre bifacciali del paleolitico che affiorano sulla sabbia e se sei fortunato avrai l’onore di ammirare incisioni rupestri di epoche antichissime.
E’ stato impressionante trovarsi di fronte a graffiti di bufali e giraffe, risalenti probabilmente a 5.000 anni fa, quando il deserto era una lussureggiante savana.
Passiamo le giornate cavalcando le dune, per ore, immersi nei nostri pensieri; la sera piantiamo le tende e ci troviamo di fronte al fuoco.
Il nostro vociare si fonde col vento che chiacchiera coi cespugli, i nostri visi dai toni caldi, illuminati dal fuoco, la Via Lattea sopra di noi. E’ magia.
Due uomini dal cuore grande ci accompagnano in questa avventura.
Youssif sa orientarsi con le stelle e con il sole, ci guida in questo labirinto senza muri: “Alla seconda duna gira a sinistra”; “abbiamo sbagliato strada, torna indietro”.
Ma quale strada? Non c’è nulla! Indietro dove? E’ stupefacente come sia in grado di orientarsi.
Yarban è un uomo di incredibile profondità e saggezza; è nato nel deserto, da qualche parte nel Sahara, neanche lui sa bene dove. Sorride sempre e non ha bisogno di nulla, anzi, necessita il Nulla, ha bisogno del deserto, per sentirsi libero.
Smettiamo di vagare e ci fermiamo in un villaggio di nomadi. Vogliamo stare con loro, scoprire com’è la loro vita quotidiana e ci tratteniamo qualche notte.
Le giornate passano lente. Ci riappropriamo di Tempo e Spazio.
Una passeggiata coi dromedari, una camminata con gli asini a caricare le taniche al pozzo, interessanti chiacchierate con le donne, che ci svelano i segreti del corteggiamento del popolo del deserto.
Ogni gesto è assaporato fino in fondo. Capisco il valore di ogni cosa.
Al calar del sole capre e cammelli rientrano, è il momento della mungitura: latte fresco di capre e cammelli, un vero e proprio nettare.
La sera attorno alla khaima, la tenda tradizionale, le anime nomadi si incontrano.
“Allora tutto bene? La famiglia?” chiede un uomo, di ritorno dopo settimane nel deserto alla ricerca di pascoli per le capre.
“Matrimoni? Divorzi? Figli?” Cosa è successo durante la mia assenza?”
“E’ inverno, quando c’è freddo non si divorzia” risponde Beibu, mentre prepara il tè.
Intanto Yussif accende il fuoco e Yarban prepara la cena. Affonda le mani nell’impasto di farina e acqua, lo maneggia per un po’, poi lo seppellisce sotto la sabbia e lo ricopre con le braci. Una ventina di minuti e il pane è pronto.
Nel deserto il pane è più buono. Il Nulla ci fa apprezzare ogni cosa, perchè “l’Essenziale è invisibile agli occhi“, disse il Piccolo Principe, che precipitò proprio nel deserto del Sahara, in Mauritania.
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Comments:
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Secondina Pajusco
Salve,
ho letto con molto interesse da innamorata del deserto. Ho fatto un cammino nel deserto del Sahara, non Marocco. E sono appena tornata dal deserto Giordano. Sono interessata alla Mauritania e volevo capire che tipo di viaggio fate. Grazie, un saluto.
Secondina Pajusco
Valentina M.
Salve Secondina, anche io mi sono innamorata del deserto e non vedo l’ora di tornarci! Qui trovi il link all’itinerario di viaggio in Mauritania con tutte le informazioni –> https://www.viaggiarelibera.com/mauritania-deserto-del-sahara-2018/ Rimango a disposizione se desideri altre informazioni :)
Un caro saluto
Valentina