
L’affascinante Storia delle Svalbard – Norvegia
Le Svalbard si trovano nel Mar Glaciale Artico, a circa 1.000 chilometri a sud del Polo Nord e sono le terre abitate più a nord del pianeta.
La vita su queste isole è andata avanti incontrastata per millenni senza presenza umana, per questo le Svalbard custodiscono un inestimabile patrimonio ambientale.
Oltre conservare un prezioso ecosistema, le Svalbard sono incredibilmente ricche di storia, tra cittadine fantasma, leggende e miniere abbandonate.
Nonostante la storia umana in questo arcipelago sia abbastanza recente – l’arcipelago è stato ufficialmente scoperto appena 400 anni fa – questi luoghi in passato sono stati letteralmente presi d’assalto per uno smisurato sfruttamento delle risorse.
Le Svalbard sono state per molto tempo terra di nessuno, quindi terra di tutti, senza alcuna legge. La loro scoperta è stata seguita da centinaia d’anni di feroce saccheggio delle risorse, dalla caccia intensiva alle balene alle miniere di carbone.
La storia delle Svalbard probabilmente racchiude, nel suo piccolo, la storia del mondo. Prima di avventurarti in queste terre sperdute dedica 5 minuti a conoscerne la storia.
STORIA delle SVALBARD
1194 – Gli umani scoprono le Svalbard?
Alcuni storici norvegesi fanno risalire la scoperta delle isole al 1194: è la data citata in alcuni annali dell’epoca, dove si parlava della “Terra di di Svalbarði a quattro giorni di navigazione dall’Islanda”. Nonostante il nome corrisponda, non ci sono evidenze scientifiche o documenti autentici dettagliati a supporto di questa ipotesi.
1596 – La scoperta ufficiale delle Svalbard
La prima scoperta di queste terrae nullius (locuzione latina che significa “terre che non appartengono a nessuno) è attribuita all’esploratore olandese Willem Barentsz, che nel 1596 stava cercando l’ambito passaggio a nord-est verso la Cina, e casualmente approdò alle Svalbard.
Fu lui a battezzare l’isola più grande delle Svalbard con il nome di Spitsbergen (montagne appuntite) e il Mare di Barents, parte del Mar Glaciale Artico a nord della Norvegia.
1600 / 1800 – La caccia alle balene
Neanche il tempo di scoprirle che le Svalbard diventano la base internazionale per la caccia alle balene. Si inizia già nel 1604 con la caccia ai trichechi nell’isola di Bjørnøya, con gli ottimi risultati di un gran bottino e l’estinzione locale della specie in pochi anni.

Illustrazione del XVIII secolo raffigurante la caccia alle balene nelle zone artiche – Wikimedia Commons
Nel 1611 iniziarono le spedizioni di baleniere commerciali olandesi, britanniche, danesi, tedesche che si litigavano il territorio. Per più di 150 anni compagnie o imprenditori indipendenti, hanno cacciato le balene per estrarne carne e grasso, da trasformare in olio da combustione. Venivano usate anche le ossa e i fenoni, chiamate stecche di balena, per irrigidire alcune parti degli abiti, come i corsetti femminili.

Foto storica scattata a Grønfjorden, Svalbard – Data e autore sconosciuti – Fonte: UNIS, University Centre in Svalbard
La caccia continuò fino all’esaurimento delle risorse, quindi fino al momento in cui le Balene della Groenlandia – o balene artiche – sparirono da questi mari.
Prima della caccia commerciale, si stima che vivessero nella regione intorno al Polo Nord più di 50.000 balene della Groenlandia. Oggi è una specie in via d’estinzione ed è protetta all’interno delle isole Svalbard.
DA SAPERE: oggi in Norvegia mangiano ancora la balena, viene servita nei ristoranti e nei supermercati si trova il salame di balena. L’unica balena che è possibile cacciare in Norvegia oggi è la balenottera minore (Minke Whale), mentre tutte le altre specie sono protette. Lo scrivo per puro scopo informativo.
1700/ 1900 – La grande stagione dei cacciatori di pellicce
Dal 1700 in poi, avendo praticamente esaurito le risorse del mare, si passa alla terra. I cacciatori catturavano orsi, foche e volpi per la loro pelliccia, con l’ausilio di trappole, ma anche trichechi per il loro grasso.
Ai tempi le pellicce di volpe artica e di orso polare erano molto richieste e fornivano un reddito consistente. Centinaia di cacciatori (gli hunters and trappers), affascinati dal desiderio di vivere liberamente, dal sogno dell’avventura e dalla speranza di arricchirsi, arrivarono alle Svalbard.
Helge Ingstad, scrittore ed esploratore norvegese, scrisse che la ragione che spingeva tutti questi cacciatori ad avventurarsi alle Svalbard “aveva a che fare con gli istinti primitivi nell’uomo e il bisogno di libertà”.
DA SAPERE: Solo nel 1973 in Norvegia viene abolita la caccia all’orso polare. Purtroppo è ancora legale uccidere orsi polari in Canada, Groenlandia e Alaska. E’ importante distinguere la caccia di sussistenza delle popolazioni indigene come gli Inuit, l’uccisione per autodifesa alle Svalbard e la caccia da trofeo nel resto dell’Artico.
Nel mondo – alle Svalbard non è consentito – ci sono persone che pagano 40.000 euro per uccidere un orso polare, si chiama Trophy Hunting, ma per me è un disturbo psichiatrico che sarebbe ora di riconoscere. Basta che cerchiate su google “polar bear hunters” e vedrete che purtroppo non vi appariranno foto storiche, ma foto recenti.
1900- 1998 – L’epoca delle miniere di carbone
Ed eccoci al XX secolo quando, con la rivoluzione industriale, il mondo scoprì di aver bisogno di carbone.
Nel 1906 che fu fondata la prima compagnia per l’estrazione del carbone e negli anni seguenti si susseguirono compagnie minerarie e piccole comunità di minatori norvegesi e russi.
Fu proprio attorno alle miniere che nacquero i primi insediamenti abitati veri e propri alle Svalbard. Erano chiamate company town, perché erano gestite interamente dalla compagnia di estrazione mineraria, essendo gli abitanti il personale impiegato in miniera. Nel tempo l’attività mineraria delle Svalbard si è conclusa e ha lasciato il posto al turismo e alle attività scientifiche.
Pyramiden, miniera russa chiusa nel 1998, meriterebbe un articolo a parte, non a caso la RAI gli ha dedicato il documentario Ghost Town – le isole Svalbard.
Entrare in questa città abbandonata è un vero viaggio nel tempo. E’ incredibile. Negli anni ’80 era abitata da un migliaio di persone, era una vera e propria cittadina.
Oggi è una città-fantasma abbandonata da più di 20 anni. Da qualche anno ci vivono 18 persone (russi) perché la compagnia mineraria, ancora proprietaria, ha deciso di consentire le visite turistiche alla città, fornendo quindi servizi di guide.
Longyearbyen oggi è il principale centro abitato delle Svalbard, con circa 2.100 abitanti (principalmente norvegesi). La miniera n.7, a 15 km dall’abitato è ancora attiva
Barentsburg, la cui miniera è ancora attiva, è il secondo centro abitato (popolazione russa)
Ny Ålesund chiuse nel 1963, ma tra il 1926 e il 1928, fu la protagonista delle prime spedizioni polari, a bordo dei dirigibili Norge e Italia, e fu la location d’accoglienza per i giornalisti ed esploratori. Oggi è una base per ricercatori e scienziati che si occupano alle ricerche artiche.
POPOLAZIONE delle SVALBARD
Le Svalbard sono davvero norvegesi?
Oggi nell’arcipelago valgono le leggi norvegesi, ma le Svalbard sono state per molto tempo terrae nullius, terre di nessuno.
Fu nel 1920, col TRATTATO DELLE SVALBARD, che viene riconosciuta la piena sovranità della Norvegia, ma con una serie di restrizioni: in particolare il trattato stabilisce la demilitarizzazione dell’arcipelago e concede a tutti i Paesi firmatari di sfruttare le risorse delle isole e avviare attività commerciali, secondo un principio di non discriminazione relativo alla nazionalità.
Nell’arcipelago valgono quindi le leggi norvegesi e i cittadini dei paesi membri del trattato possono godere degli stessi diritti sanciti dal governo norvegese, come vivere e lavorare senza particolari permessi e visti, invece richiesti nel mainland (la Norvegia continentale).
Inizialmente le nazioni coinvolte erano 14, tra cui l’Italia. Successivamente si aggiunsero altri paesi, tra cui la Russia e il Canada, per un totale, ad oggi, di 46 paesi.
Chi vive oggi in queste isole?
Alle Svalbard vivono oggi circa 2.600 persone in tutto. Queste isole remote sono un luogo dove si crea una continuità generazionale, c’è un continuo flusso di persone di varie nazionalità, in particolare norvegesi e stranieri vivono nel centro abitato di Longyearbyen e i russi a Barentsburg.
Le Svalbard, da terra di nessuno, a terra di tutti.
Un viaggio alle Svalbard è sicuramente un’esperienza unica ed incredibile, ci stai pensando? Allora continua la lettura e scopri Come e quando andare alle Svalbard – Informazioni utili per partire verso il Polo Nord!
maxMode
ciao sono Max,patito di terre polari sia a nord che a sud,volevo dirti bel blog decisamente pieno di notizie utili. io purtroppo non ci son mai stato,ma se e quando andro lo faro in inverno,magari alla fine della notte polare,come la Transiberiana o la Jakutia la farei in pieno inverno boreale.Saluti da Roma