
Lo squatting a Londra prima e dopo il 2012
In una vita precedente ho vissuto a Londra, erano i primi anni del nuovo millennio ed ero una persona completamente diversa: capelli fucsia a caschetto con frangia a punta e un numero sconsiderato di piercing. E’ una parte della mia vita che ho tenuto nascosta fino ad ora, ma che oggi vi rivelo :)
“Mamma quest’estate vado a Londra ad imparare l’inglese”.
Tornai tre anni dopo.
L’intenzione era quella passare tre mesi estivi a Londra per migliorare il mio inglese; in questi mesi accadde di tutto, tranne quello per cui ero partita. Ecco.. se avete dei figli e volete mandarli in viaggio per imparare l’inglese… non spediteli a Londra! E’ una metropoli cosmopolita dove è più facile incontrare gente da ogni parte del globo piuttosto che i londinesi, soprattutto se sei giovane e hai voglia di divertirti.
Cosa ho fatto a Londra per tre anni? Come ho vissuto? Dove? Che lavori ho fatto?
Trovare da lavorare a Londra è abbastanza semplice, c’è un viavai continuo di gente da tutto il mondo e posti da cameriere, barista, commesso o lavapiatti si trovano senza difficoltà. Io ho lavorato come aiuto parrucchiera: oltre che essere la cavia del mio coiffeur, che si sbizzarriva a colorarmi i capelli delle tinte più stravaganti, facevo massaggi alla testa e lavavo i capelli ai clienti; i miei massaggi erano ricercati e le mance erano generose. Ho lavorato anche come cameriera nel ristorante più antico di Londra, The Rules Restaurant a Covent Garden; ho distribuito volantini a Camden Town e ho lavorato perfino in una fabbrica di videocassette (Videocassette? Oddio mi sento vecchissima!).
Trovare un alloggio a Londra è semplice ma costoso e su questo tema non posso darvi tanti suggerimenti, perchè io a Londra non ho mai pagato l’affitto. Ero una squatter. Cosa significa? Il dizionario Garzanti definisce lo squatter come un contestatore urbano che occupa abusivamente edifici pubblici abbandonati, ma nella realtà british gli edifici possono potevano essere anche di privati e possono potevano essere occupati non abusivamente, ma legalmente.
Il Fatto Quotidiano definisce lo Squatting a Londra come una tradizione britannica quanto il Fish and Chips e la Regina. Verissimo: lo squatting infatti era una pratica diffusissima – e radicata da decenni – ai tempi in cui lo praticavo, si parla di oltre 20.000 squatters in tutta l’Inghilterra, concentrati maggiormente nella capitale.
Incontro di squatters per “The squatters action council headquarters” – Londra, 15th March 1977
(Photo by Evening Standard/Getty Images)
PRIMA DEL 2012 la legge inglese tutelava molto gli occupanti: l’unico momento in cui si commetteva un reato era l’entrata nella casa. La legge inglese infatti permetteva l’occupazione di case vuote da almeno sei mesi e trovate con la porta aperta, quindi il momento in cui si forzava la porta della casa vuota e si cambiava la serratura era quello in cui si rischiava l’arresto, ma ovviamente questa cosa si faceva di notte e una volta entrati era impossibile per il proprietario dimostrare che la porta in realtà fosse chiusa. Il proprietario che avesse voluto riprendere la sua casa occupata non poteva chiamare la polizia e sgomberare l’edificio, doveva andare per vie legali e spesso le pratiche erano lunghe ed onerose. C’erano proprietari che pagavano direttamente gli squatters perchè se ne andassero e in molti casi, soprattutto dagli anni ’90 in poi, le case venivano occupate da tossicodipendenti, quindi la modifica della legge, come reazione a una situazione che stava degenerando, è comprensibile, anche se – a detta di molti, me inclusa – adesso tutela troppo i proprietari e si è creato un ulteriore problema: ci sono tante case vuote e sono aumentati notevolmente i senzatetto.
In base alla mia esperienza posso dire che lo squatting, se fatto con criterio e rispetto, può essere utile sia agli occupanti che ai proprietari. Ci sono squat e squat e in questo post vi racconto la mia esperienza ai tempi in cui l’occupazione era ancora legale. Adesso, 14 anni dopo, possiedo un piccolo appartamentino e mi dispiacerebbe molto se venisse occupato abusivamente; ma se l’appartamento in questione fosse sfitto e in rovina avrei piacere a prendere accordi con chi avesse bisogno di una casa, dandogliela a disposizione a costo zero per un determinato periodo, in cambio di ristrutturazione, manutenzione e sorveglianza.
L’idea di squatting infatti è spesso associata a gruppi di tossici ed emarginati, ma in realtà ci sono anche squat di studenti, lavoratori, famiglie o artisti, che organizzano serate culturali ed eventi che coinvolgono il quartiere, che hanno relazioni pacifiche col proprietario della casa e con il vicinato. Questo era il mio caso. Una casa infatti può essere vuota perchè il proprietario non ha soldi per ristrutturarla e viene lasciata andare. Con una “occupazione rispettosa” le case vengono abitate e ristrutturate e i proprietari possono trarne vantaggio. Mi è successo più volte di prendere accordi per stabilire assieme un periodo di tempo di occupazione, accordarsi sulla ristrutturazione della casa e sulla sorveglianza.
LA MIA ESPERIENZA: per una buona occupazione è importante avere buoni rapporti col vicinato e col proprietario, quindi, se la casa è in un centro abitato, evitare di fare feste rumorose, ascoltare musica troppo alta o creare disturbo ai vicini. Noi occupammo un vecchio pub sul fiume vicino a Finsbury Park, abbandonato da molti anni, e lo rimettemmo a nuovo. Organizzavamo il cine-forum, trattando argomenti come il vegetarianesimo, il diritto alla casa e l’ecologia, avevamo ricavato anche uno spazio-biblioteca per lo scambio di libri. Organizzavamo conferenze e incontri e il sabato facevamo il mercatino biologico, molto apprezzato da tutto il quartiere. Dopo quattro mesi di occupazione il proprietario bussò alla porta, lo invitai ad entrare e non credeva ai suoi occhi: i rifiuti all’interno erano stati portati via, le pareti ammuffite erano state trattate e pitturate, gli impianti (tubi dell’acqua ed elettricità) erano stati cambiati a nuovo e l’atmosfera era accogliente e conviviale. Ci accordammo per un anno di occupazione. Lasciato il pub, dopo un anno, occupammo un ex-ostello abbandonato. Stessa cosa: occupazione, rimodernamento della struttura, felici noi, felice il proprietario e il vicinato. Se vi state chiedendo se pagavamo le bollette… sì, le pagavamo.
Il Legal Warning era la legge che permetteva l’occupazione
e doveva essere ben in vista sulla porta della casa
DOPO IL 2012: dal 1° settembre 2012 occupare una casa abbandonata in Inghilterra è un reato penale: la norma è la numero 144 della legge Legal aid, voluta da David Cameron. “144: un numero che tanti squatter ricorderanno per sempre, considerando che una vera e propria tradizione viene per la prima volta infranta” si legge su Il Fatto Quotidiano. La pena consiste in sei mesi di carcere e una multa fino a 5mila sterline, oltre 6mila euro. La nuova legge riguarda solo il Galles e L’Inghilterra, mentre è ancora legale occupare case disabitate in Scozia e nell’Irlanda del Nord. Credo che una legge meno rigida, che tutelasse sia i proprietari sia gli occupanti a seconda della situazione, sarebbe stata una scelta più adeguata.
Stefano Aragona
Molto interessante!