
Pistoia rurale: l’Ecomuseo della montagna pistoiese
Pistoia, capitale italiana della cultura 2017, è anche candidata come capitale europea del verde. La produzione vivaistica rappresenta la più importante attività economica cittadina: 6.000 ettari di vivai che producono ogni anno più di 38 milioni di piante. E’ evidente che i pistoiesi abbiano un debole per il verde, anche le piazze e le strade del centro storico sono ornate con piante ed alberi, e molti balconi sono raffinatamente abbelliti di un verde ordinato. Uscendo dalle mura della città, i balconi diventano più giungleschi e il fitto bosco sovrasta le case che si diradano; dal condominio ai borghi, dal mattone al sasso, dal cipresso potato a misura al faggio agreste. Un viaggio indietro nel tempo, che ho intrapreso grazie alla collaborazione con CCT-SeeCity, in veste di #CCTravellers2017.
La cultura contadina è ancora viva sulle montagne pistoiesi, questa terra è ricca di storia, che si può scoprire grazie ai 6 itinerari proposti dall’Ecomuseo della Montagna Pistoiese, che si possono percorrere in autonomia, ma farsi accompagnare da una guida permette di calarsi davvero nelle antiche tradizioni rurali, attraverso spiegazioni e dimostrazioni pratiche.
(Alla fine dell’articolo trovi tutti i contatti per chiedere informazioni o prenotare una visita guidata).
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ITINERARIO DEL GHIACCIO
In questa zona sono disseminate una sessantina di antiche ghiacciaie risalenti alla fine del 1.700. La produzione del ghiaccio naturale è stata per molti anni la principale attività economica dell’area rurale pistoiese; l’epoca di maggior sviluppo fu all’incirca quella fra il 1850 ed il 1940 quando le strade e la ferrovia favorirono l’espansione di questo commercio. Il ghiaccio di Pistoia era venduto in Liguria, Emilia, Marche, fino in Lazio.
Quando ancora non esistevano i frigoriferi, l’unica possibilità di conservare il cibo era affidata al ghiaccio. Prima della scoperta del ghiaccio artificiale negli anni ’20 – quando l’acqua veniva fatta ghiacciare con procedimenti chimico-fisici e i blocchi di ghiaccio erano venduti nei negozi di alimentari, nei ristoranti e negli ospedali – l’unico modo per produrlo era il freddo invernale e l’unico modo per mantenerlo erano le ghiacciaie.
La zona della Valle del fiume Reno, tra Le Piastre e Pracchia, si prestava perfettamente per la produzione del ghiaccio, perchè esposta a nord e caratterizzata da inverni molto freddi. La superficie dei laghi ghiacciati veniva spaccata a lastroni e queste zattere di ghiaccio venivano poi trasportate lungo il fiume e spinte sull’acqua fino alla ghiacciaia. Questi edifici avevano diverse forme e dimensioni: rettangolari, oppure di ellittici, ma la maggior parte era di forma circolare, come la ghiacciaia della Madonnina, tappa principale dell’itinerario del ghiaccio in via Modenese. L’edificio è stato recentemente restaurato ed è l’unico ad avere a lato un laghetto in muratura. Apparentemente può sembrare una comune casetta in sasso; in realtà il tetto è costruito con un telaio di pali di castagno, coperto da paglia intrecciata, e i muri in sasso di fiume sono molto più spessi, per garantire la conservazione del freddo. Ci sono tre porte, una bassa, una media e una in alto, per l’inserimento delle lastre di ghiaccio dal basso verso l’alto.
Ghiacciaia della Madonnina – Località Le Piastre (Pistoia)
ITINERARIO DEL FERRO
La montagna pistoiese era rinomata non solo per la produzione di ghiaccio naturale, ma anche per la lavorazione del ferro. Le ferriere erano le piccole imprese che lavoravano questo materiale, producendo arnesi da lavoro per i contadini e per i muratori, letti in ferro battuto e vari oggetti che al giorno d’oggi, aimé, si producono in serie. Questa zona era molto ricca di energia naturale, acqua e legname, che garantivano la forza motrice e combustibile per la lavorazione del ferro, che veniva estratto nell’isola d’Elba e portato fino a Pistoia.
A Pompetri è possibile visitare il museo del ferro e il giardino didattico, dove sono stati ricostruiti una ruota verticale ed una ruota da molino, messi in moto dall’acqua del fiume. Consiglio di visitare la storica ferriera Papini a Maresca. A luglio e agosto è aperta ai visitatori nei pomeriggi dei weekend, fuori stagione avvisate della vostra visita chiedendo, se possibile, la presenza del Sign.Gigli, che vi racconterà con passione la storia di questa ferriera, anche attraverso dimostrazioni pratiche. Ovviamente, se non siete un gruppo, non è detto che aprano apposta per voi, ma vale la pensa tentare e chiedere un’apertura straordinaria su richiesta (che avrà un costo). Consiglio la visita ai curiosi, come me, e alle famiglie con bambini, perchè è una vera e propria attività didattica. La ferriera di Maresca è probabilmente la più antica ferriera toscana ancora esistente, citata come già funzionante in documenti del 1.300 (documentazione ritrovata di recente, fino a poco tempo la sua esistenza era datata 1.500). “Lo stabile è stato ristrutturato ed inaugurato recentemente, ma la polvere per terra ha 700 anni!” dice orgoglioso il Sign.Gigli. Anche la polvere è storia e camminare sopra i sedimenti di secoli e secoli di lavorazione del ferro, è emozionante!
Altra tappa dell’itinerario del ferro è il Ponte Sospeso di Mammiano: un esempio di architettura legata alla produzione siderurgica di inizio ‘900. I suoi 211 metri di lunghezza ne fanno uno dei ponti pedonali più lunghi al mondo (fino al 1.990 deteneva il record mondiale); è costruito in cavi di acciaio, è alto 36 metri da terra e passa sopra al torrente Lima. La passeggiata sul ponte è sconsigliata a chi soffre di vertigini, ma offre un panorama stupendo tra le montagne e l’adrenalina di camminare, in sicurezza, a un’altezza considerevole.
Per i camminatori c’è anche il percorso di trekking dedicato al ferro, con area picnic, segnalato nella cartina in rosso.
ITINERARIO DELLA VITA QUOTIDIANA
Rivoreta, piccola frazione del Comune di Cutigliano, ospita varie tappe dell’Itinerario della vita quotidiana: il Museo della Gente dell’Appennino pistoiese propone un viaggio nella vita di questo territorio; è ricco di oggetti di lavoro e della vita quotidiana, immagini, suoni, storie e prove per il visitatore. Nel museo è allestito anche il Laboratorio del giocattolo, che invita il visitatore a sperimentare la propria manualità costruendo sempici giocatoli con materiali poveri. Vicino all’edificio del museo si può visitare il Laboratorio della Lana, per apprendere le tecniche di filatura e tessitura della lana, anche attraverso dimostrazioni pratiche.
Nella Valle di Orsigna sono stati ristrutturati alcuni edifici storici della cultura contadina: un metato per l’essiccazione delle castagne e il Molino di Giamba, costruito nel 1820 e che ancora macina a pietra. Ad Orsigna si trovano anche le strutture della “Via del Carbone”, come la Capanna del Carbonaro e la Carbonaia didattica, per capire il processo di trasformazione dal legno al carbone, sperimentando la difficile vita dei carbonari.
ITINERARIO NATURALISTICO
Da non perdere l’Orto Botanico Forestale, aperto al pubblico da metà giugno a metà settembre, e il polo didattico di Fontana Vaccaia nel comune di Abetone. Più a valle, a Campo Tizzoro, vi è il Centro naturalistico Archeologico dell’Appennino pistoiese, un centro di documentazione ricco di reperti preistorici e geopaleontologici dell’Appennino Nord-Occidentale, fra cui uno scheletro di orso delle caverne. Il museo propone suggestive ricostruzioni di ambienti e illustra in breve sintesi la storia della presenza umana nella zona della montagna pistoiese.
Oltre a questi quattro itinerari ci sono anche l’ITINERARIO DELLA PIETRA E L’ITINERARIO DELLA’RTE SACRA.
Visita il sito dell’Ecomuseo per approfondire, scrivi a ecomuseopt@gmail.com o chiama il numero verde 800 974102 per prenotare una visita guidata. Cliccando qui trovi il tariffario per le visite.