
“Pamir Express” (Tagikistan e Kirghizistan) – Intervista all’autore Marco Grippa
Pamir Express è il primo libro di Marco Grippa, classe 1975, lo trovate sul suo blog dedicato al viaggio. Dal Tagikistan al Kirghizistan, uno zaino in spalla, un visto sul passaporto e nessun programma. Un viaggio su mezzi di fortuna, seguendo il confine afgano e poi attraverso i monti del Pamir, inseguendo panorami selvaggi su altipiani a 4000 metri, tra bufere di neve e tazze di tè nelle case di fango o nelle tende nomadi. Per la rubrica del blog #autorinviaggio ho fatto qualche domanda all’autore.
TAGIKISTAN e KIRGHIZISTAN non sono mete tipiche, perchè hai scelto questi paesi?
Mi piace scoprire posti nuovi, realtà completamente diverse dal mio mondo. Una volta bastava andare ovunque in Asia per trovare terre ignote, mentre ora, con il turismo che diventa sempre più di massa, cerco destinazioni ancora poco visitate. Inoltre l’Asia centrale mi attirava già da tempo, perché sempre un po’ misteriosa, carica di storia e immersa in paesaggi estremi, da deserti senza fine a montagne tra le più alte del pianeta. Prima di me poi ci passò un illustre viaggiatore e mio omonimo, Marco Polo.
Sei andato da solo?
Sono andato con Matteo, un amico fidato, dai tempi di quando suonavamo insieme rock and roll nei locali di Milano.
Avevi già in mente di scrivere un libro quando sei partito?
No, e non l’avrei mai immaginato. Questo libro è nato dopo, in modo inaspettato. Un giorno ho letto l’inizio di un racconto di un amico. Quell’incipit mi colpì, una narrazione che immergeva subito il lettore nell’atmosfera di una stazione notturna nel mezzo dell’Argentina. Non ci ho pensato due volte: ho aperto un file e iniziato a battere quello che è diventato l’incipit di Pamir Express.
Come hai organizzato il viaggio?
All’inizio sembrava una meta impossibile, per la mancanza di infrastrutture minime per un viandante, per il confine oltre un passo a quasi 5000 metri in mezzo alle montagne, non servito dai mezzi pubblici. Ho speso molto tempo a cercare informazioni sul web. La molla però è scattata dopo l’Uzbekistan, dove ho raccolto alcune voci che mi hanno convinto che in realtà era possibile. A quel punto ho acquistato i biglietti aerei e ottenuto il visto kirghizo. Come al solito, non ho prenotato nulla prima di partire.
Dove dormivi la notte? Come trovavi ospitalità?
Ho dormito in posti curiosi: l’hotel sovietico da 15 piani nella capitale, con i bagni in comune sporchi e scrostati, una notte in una jeep sulla strada lungo confine con l’Afganistan, altre nelle pensioncine sull’altopiano su letti duri con le coperte infeltrite, a casa della famiglia di un ragazzo conosciuto strada facendo, in una yurta kirghiza intorno al lago, con un topolino che la mattina correva in tondo sul bordo della tenda.
Come vive la popolazione nomade che hai incontrato durante il tragitto?
Nelle praterie kirghize i nomadi vivono a stretto contatto con gli animali e si spostano lungo i pascoli con le tende. Una vita molto libera e immersa nella natura.
Come ti spostavi?
Usavamo le marshrutka, il mezzo condiviso tipico della Russia, che parte soltanto quando è pieno. Per attraversare il confine invece ci ha portato un uomo che avevamo conosciuto in precedenza, quando una frana ci aveva bloccato per ore lungo la strada. In una tappa abbiamo anche provato a partire con un autista privato, ma la sua auto era talmente malconcia che si è rotta due volte in pochi chilometri. Non è più ripartita.
Credi che una donna da sola avrebbe potuto fare lo stesso viaggio?
Credo di sì perché la popolazione è estremamente ospitale e l’islam è vissuto senza estremismi. In Uzbekistan avevo conosciuto una ragazza tedesca che ha girato parte dell’Asia centrale da sola. Si era anche trovata a guidare un mezzo pubblico per un malore dell’autista, scatenando il terrore negli altri passeggeri nel vedere una donna al volante.
Le 7 parole chiave del libro
Strada: questo viaggio più che mai è stato vissuto sulla strada. Una strada lunga, impervia, imprevedibile, desolata, maestosa, fragile, affasciante. Bella.
Avventura: in tante tappe sapevamo quando partivamo ma non avevamo molto idea di dove e quando saremmo arrivati.
Ospitalità: Siamo entrati in casa della gente fin dalla prima sera, ospiti da una famiglia a Dushanbe che ci ha offerto una cena pantagruelica.
Spazi: Tra gli altipiani del Pamir e le praterie kirghize, lo sguardo corre sempre verso orizzonti maestosi, in vallate incontaminate da paradiso terreste.
Desolazione: la grande piazza deserta della capitale tagika, la vita fuori dal mondo dei villaggi sugli altopiani.
Marshrutka: il nostro mezzo di fortuna, sempre condiviso con tante persone schiacciate insieme a noi sui sedili.
Leggenda: i nomadi kirghizi tramandano leggende di generazione in generazione, caricando di magia anche luoghi insospettabili. Ho dedicato un intero capitolo del libro alle leggende di un lago, originato, secondo una di queste, dalle lacrime di una ragazza.
Dove possiamo trovare il libro?
Sul sito della casa editrice Polaris, questo è il link per acquistare il libro ;)
Cristina
Sono tornata da poco da questi incredili paesi. Leggendo queste osservazioni ho rivissuto a pieno le sensazioni e le spettacolari immagini dei luoghi, la dolcezza della gente e la loro incredibile ospitalità.
Grazie