
La Kumari Devi in Nepal: la dea bambina dell’induismo
La Kumari – o Kumari Devi – è una bambina considerata la dea vivente della religione induista; vive in Nepal, nel Kumari Bahal, un edificio di mattoni rossi a Durban Square, nel centro storico di Kathamandu.
I turisti possono vederla per pochi secondi quando si affaccia alla finestra del palazzo o durante le rare uscite in pubblico.
La tradizione della Kumari Devi in Nepal è molto lontana dalla nostra civiltà moderna, che critica l’isolamento di queste bambine, ma alcune cose stanno cambiando: adesso le Kumari hanno acquisito il diritto di istruzione, per facilitare il rientro in società una volta perso il titolo di Dea.
E’ severamente vietato fotografare la Kumari nella sua dimora; le immagini di questo post sono prese da internet, in occasione di apparizioni ufficiali in pubblico.
Photo by Stephanie Sinclair
La parola Kumari deriva dal sanscrito Kaumarya che significa “vergine”. La venerazione di una Dea vivente in Nepal è abbastanza recente, risale al 17° secolo, ma alcuni studiosi sostengono che la tradizione sia molto più antica.
Secondo la cultura induista la bambina incarna la divinità indù Taleju Bhawani, in India meglio conosciuta come Durga.
In realtà le Kumari Reali sono tre, oltre quella di Kathmandu, ci sono dee-bambine a Patan e a Bhaktapur; pare ce ne siano molte altre nei villaggi newar, ma seguono altre tradizioni e cerimoniali.
La Dea vivente più venerata e conosciuta è la Kumari di Kathmandu, quella attuale si chiama Trishna Shakya ed è una Dea dal 2017.
La tradizione vuole che la bambina viva fino alla pubertà rinchiusa nel palazzo e al momento del primo ciclo mestruale – o di qualsiasi perdita di sangue – torni ad essere considerata un comune essere umano.
LA SELEZIONE DI UNA KUMARI
La fanciulla è scelta tra l’alta casta buddista Newar Shakya, argentieri e orafi, anche se è venerata dagli indù.
Non deve aver subito perdite di sangue, neanche da un semplice graffio e il suo oroscopo non deve essere in contrasto con quello del re.
I REQUISITI FISICI
La bambina deve avere 32 perfezioni fisiche: nessuna cicatrice, pelle delicata, chiara e profumata, braccia lunghe, piedi proporzionati, occhi e capelli neri, segni circolari sotto la pianta dei piedi, un organo sessuale non sporgente, seni piccoli, lingua piccola, venti denti e dentatura perfetta, voce morbida e limpida, pori delle pelle ben delineati, ciglia “come quelle di una mucca”, le cosce “di un daino”, una bella ombra (?), guance e petto “come quello di un leone”, il corpo “come quello di un albero di banano”, il collo “come una conchiglia” (fonte wikipedia).
Alcuni requisiti sono di difficile interpretazione e in realtà ciò che è importante è che la Kumari sia bella e che non abbia ferite e cicatrici.
I REQUISITI CARATTERIALI
Le caratteristiche più rilevanti sono quelle caratteriali: non deve essere capricciosa, spaventata o irrequieta, non può piangere.
Per valutare queste caratteristiche le potenziali Kumari devono affrontare una prova: devono dormire in una stanza completamente buia tra teste di capre e 108 bufali morti; durante la notte degli uomini mascherati da demoni spaventano le bambine, quella che non si spaventa, non piange, che rimane impassibile, è l’incarnazione della Dea.
Questo rito viene ripetuto più volte fino a quando non si trovano alcune bambine, tra le quali ne sarà scelta una, quella che saprà riconoscere gli effetti personali dell’ultima Kumari: la Dea sa quali sono le sue cose.
Una volta individuata la nuova dea-bambina, questa verrà purificata attraverso dei rituali, truccata, vestita di rosso e portata verso la sua nuova casa.
L’attuale Kumari, Yunika Bajracharya, Dea dal 2014
LA VITA DELLA DEA BAMBINA IN NEPAL
La dea-bambina vive rinchiusa nel palazzo fino a quando non avrà il ciclo mestruale o anche una semplice ferita: la perdita di sangue indica che la Dea Durga ha lasciato quel corpo.
E’ seguita da molte persone, detti Kumarini, che si occupano di ogni sua necessità e di esaudire ogni suo desiderio, considerato come un ordine divino. Sono responsabili dei suoi bagni, dell’abbigliamento, del trucco e dell’istruzione ai suoi obblighi cerimoniali.
Non può frequentare la scuola pubblica, è educata nel palazzo con insegnanti che si dedicano solo a lei.
Gli stessi educatori non possono impartirle dei compiti, possono solo guidarla, nessuno è autorizzato a dare ordini a una Dea, quindi il tutore dovrà trovare modo di interessarla allo studio.
La sua famiglia può farle visita solo in veste convenzionale, ha pochissimi amici selezionati tra bambini della sua stessa casta.
[Nel 2008 la Corte suprema nepalese ha stabilito che la Kumari può vivere a casa con i genitori e andare a scuola come tutti i bambini, ma quando sono andata nel 2016 era rinchiusa nel palazzo, si è mostrata dalla finestra come da trazione, le persone locali mi hanno confermato che non andava alla scuola pubblica e non so se i genitori abitassero nel palazzo.]
Non può giocare o toccare animali, rischierebbe di ferirsi. E’ sempre vestita di rosso e truccata in modo particolare, con un occhio al centro della fronte, che rappresenta i suoi poteri divini.
I più fortunati e i più ricchi visitano la Kumari nel suo palazzo, che li riceve in silenzio. Se la Dea rimane immobile e impassibile durante l’incontro significa che le richieste dei devoti saranno esaudite. Un suo pianto o lamento indica una grave malattia in arrivo, gli occhi lucidi segnalano una morte imminente. Ogni sua reazione ha un particolare significato.
Non esce mai se non in giornate speciali e nelle rare uscite in pubblico è sempre trasportata su di un palanchino, perché una Dea non può toccare la terra impura al di fuori del suo palazzo.
In occasione della festività dell’Indra Jatra a settembre, la Kumari viene trasportata lungo le vie di Kathmandu e durante una cerimonia nella piazza del palazzo reale, è lei a porre la tikka¹ sulla fronte del re.
Photo by Stephanie Sinclair
QUANDO LA RAGAZZA NON E’ PIU’ UNA DEA
Alla prima perdita di sangue la vita della bambina cambia improvvisamente, non dev’essere facile. La cerimonia di spoliazione dura quattro giorni, dopodiché l’ex Kumari torna dalla sua famiglia, non sarà più adorata, servita e riverita.
Per tutta la sua vita riceve dallo Stato un vitalizio di 6.000 rupie al mese, che a noi sembra una miseria, ma in realtà è tre volte lo stipendio medio in Nepal.
La vita non è comunque facile per le ex Kumari: a causa della loro precedente vita da Dea, sono considerate viziate e hanno difficoltà a reintrodursi in società. E’ difficile anche trovare marito, per la credenza che portino il coniuge a morte certa entro sei mesi dal matrimonio, le ultime sei Kumari non si sono mai sposate.
Molto interessante la testimonianza di Rashmila Shakya, Kumari Devi in Nepal dal 1984 al 1991, ora ha 30 anni, ed è diplomata in informatica.
“Durante la mia infanzia ho vissuto confinata nel palazzo, ora che sono tornata normale e che sono ancora giovane perché non posso sposarmi? Non ho mai ricevuto un’istruzione adeguata, veniva a trovarmi un tutore che mi faceva lezione solo per un’ora al giorno”.
Rashmila ha iniziato a studiare seriamente solo all’età di 12 anni, quando è stata sostituita da una nuova Kumari e definisce “inumana pratica superstiziosa” quella che le imporrebbe di rimanere nubile per sempre. Ha scritto il libro “From Goddess to Mortal. The True Life Story of Kumari” , disponibile in inglese.
¹ tikka: detto anche tilak, significa letteralmente “segno”, in sanscrito. E’ la decorazione che uomini e donne indù segnano sulla fronte, spesso è un punto rosso, ma forma e colori variano a seconda della casta, setta religiosa o il Dio venerato. Il tilak ha funzione decorativa ed identificativa, si crede che sia fonte di conforto spirituale e protezione dalle forze del male.
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