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Piramide Etrusca di Bomarzo

Sia che lo osserviamo da un punto di vista naturalistico, sia che lo sguardo corra lungo i perimetri tufacei di tombe e città scavate nella roccia, il territorio della Tuscia rimanda a un immaginario bucolico, troppo spesso abusato, ma non per questo meno seducente e suggestivo.

Del resto la pastorizia è attività ancora oggi diffusa e fonte di sostentamento per un’economia locale che si trova a fare i conti con il progressivo spopolamento di borghi e villaggi. Un esodo in parte contenuto dalla riscoperta di un territorio che offre percorsi naturalistici integrati dove gli itinerari di trekking seguono il tracciato di antiche vie di comunicazione (la Via Francigena in particolare) toccando al tempo stesso preziose e spesso dimenticate testimonianze dell’arte rupestre etrusca.

Lago di Vico Viterbo

Lago di Vico, Mmmara / CC BY-SA

È una Tuscia selvaggia la cui morfologia è stata plasmata da imponenti eruzioni vulcaniche, i cui resti sono ancora oggi visibili negli imponenti massi trachitici sparsi nei boschi del territorio. Così come, con maggiore evidenza, dal lago di Vico situato al centro dell’antica caldera vulcanica nel comprensorio dei Monti Cimini.

Le Vie Cave di Pitigliano

L’originaria funzione delle vie cave, o anche dette tagliate etrusche, è ancora oggi oggetto di dibattito. Semplici strade, oppure sentieri liturgici? Opere di canalizzazione delle acque? Le domande restano in parte senza risposta, così come l’attribuzione delle vie cave agli etruschi, o, giusto per rendere ancora più fumosa tutta la faccenda, a popoli pre-estruschi.

Via Cava o Tagliata Etrusca

Una Via Cava, Pinotto42 / CC BY-SA

Per una suggestiva interpretazione dell’originaria funzione delle vie cave rimando a un breve articolo di Giovanni Feo che per molti anni, e fino alla sua morte, si è occupato dello studio e della valorizzazione di questi luoghi. Le tagliate sono state scavate per decine di metri di profondità nella roccia tufacea e in alcuni casi corrono in triplice file parallele interrotte da tagliate di collegamento per accedere dall’una all’altra. E tutto questo modellando la roccia, tracciando su di essa segni e simboli in un’armonia con l’ambiente circostante che ancora oggi desta stupore e meraviglia.

La Riserva Naturale di Monterano

Cinquanta chilometri a nord-ovest di Roma. Tanto separa la Riserva Naturale di Monterano dalla capitale. Boschi di querce secolari, innumerevoli sorgenti termali e una fauna ricchissima con martore e gatti selvatici, nibbi reali, poiane e gheppi. L’antico abitato di Monterano ha origini etrusche e come per molte altre città fondate da questo popolo è costruita in posizione scenografica sulla sommità di un’altura: al di sotto di essa uno strapiombo di oltre cento metri.

Rovine di Monterano

Testo: Antiche rovine di Monterano, Paolo Stefanini / CC BY

Lungo i sentieri della Riserva si incontrano le ultime testimonianze di un’attività vulcanica che va ormai esaurendosi, come la valle del Bicione con le sue zolfatare. E preziose testimonianze di epoca romana con le vestigia dell’antico acquedotto. Ed è da qui che un sentiero conduce all’antico centro abitato, oggi abbandonato. Ci sono il palazzo padronale, la vecchia fontana e la chiesa di San Rocco; i mulini, il forno pubblico e l’imponente chiesa di San Bonaventura. C’è un intero borgo abbandonato tra i più suggestivi di tutta la Tuscia. Un percorso che intreccia storia e natura a pochi chilometri dal comune di Canale Monterano.

Il Sasso del Predicatore e gli antichi mulini

Per lungo tempo inghiottito dalla vegetazione e riscoperto solo di recente, il Sasso del Predicatore ha acquistato negli ultimi anni il suggestivo appellativo di piramide etrusca. Al sostantivo si è aggiunto in breve tempo l’aggettivo misteriosa e tanto è bastato per farne una delle mete più celebri tra gli appassionati di trekking naturalistici della Tuscia viterbese.

Piramide Etrusca di Bomarzo

Piramide etrusca di Bomarzo

Un percorso piuttosto semplice e niente affatto impegnativo che attraversa antichi mulini, luoghi di culto longobardi, boschi di lecci e querce nel territorio al confine tra i comuni di Soriano del Cimino e Bomarzo. Data la scarsa segnaletica presente lungo il percorso, suggerisco di affidarti a strumenti alternativi, mappe e approfondimenti, per arrivare alla piramide etrusca di Bomarzo seguendo un itinerario più lungo e appagante sia dal punto di vista naturalistico che storico.

Proprio per questa ragione meglio avere con sé anche uno smartphone dotato di app di localizzazione per scaricare l’itinerario suggerito sopra sul proprio telefono e disponibile in modalità offline. Da queste parti non sempre il segnale è garantito.

L’Eremo di Poggio Conte

Nella Tuscia viterbese l’Eremo di Poggio Conte è un unicum. La sua specificità non deriva tanto dall’essere scavato nella roccia; questo vale per molte altre strutture ipogee di epoca etrusca. Quello che lo rende magico è la sua collocazione.

Eremo Poggio Conte nella Tuscia

Entrata dell’Eremo, Photo Credit Michele Guerrini

L’eremo è stato ricavato modellando le pareti rocciose di quello che originariamente doveva essere un sistema di tombe a camera di epoca etrusca. Scavato lungo il fianco di una forra, in prossimità della struttura ipogea si trova una stupefacente cascata costituita da due colossali massi di forma vagamente triangolare con i vertici
(quello inferiore e quello superiore) che sembrano toccarsi. In questo luogo nascosto dalla vegetazione e dalle alte pareti tufacee si ha come l’impressione di trovarsi in un santuario naturale dove l’attività umana ha seguito le forme della natura, assecondandone l’architettura; tanto che si fa davvero fatica a scorgere l’entrata dell’Eremo, come se fosse una delle tante grotte e nicchie formatesi nel corso dei millenni.

Percorsi di trekking in Tuscia

Se hai intenzione di seguire uno o più dei percorsi presenti in questo articolo, oppure se hai voglia di trovarne altri, nel territorio della Tuscia, un ottimo punto di partenza è il libro di Giovanni Menichino Escursionismo d’Autore nella Terra degli Etruschi pubblicato da Laurum Editrice. Una guida generosa e con una ricca bibliografia utilissima per eventuali approfondimenti.

Un’ulteriore fonte di informazioni, altrettanto affidabile, è il sito della sezione CAI di Viterbo con mappe scaricabili in PDF.

Qualche consiglio per organizzare la visita

Essenziale un abbigliamento da trekking con scarpe comode e dotate di un buon grip. I massi possono essere scivolosi, così come il terreno circostante. Molti dei percorsi seguono infatti il corso di fiumi e ruscelli. Macchina fotografica e uno smartphone per visualizzare le mappe in pdf. Così come un piccolo zaino per cibo e acqua.

Un’ultima cosa: seguite sempre i sentieri segnalati e non avventuratevi lungo percorsi al di fuori della mappa. Non è mai una buona idea.

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