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A nemmeno un anno dal terremoto che ha messo in ginocchio il Nepal, proprio quando il paese era in via di ripresa, la popolazione si trova ad affrontare un nuovo problema: l’embargo indiano, che ufficialmente non esiste.

Passando il confine tra in India e Nepal via terra, ho potuto vedere coi miei occhi quello che in India sentivo solo dai notiziari o da altri viaggiatori: da quando è stata approvata, nel settembre 2015, la prima Costituzione laica e democratica del Nepal, l’India sta attuando un embargo non dichiarato, bloccando il rifornimento di gas e benzina. 

La situazione è poco chiara e abbastanza complicata da spiegare. Le mie fonti sono alcuni siti segnalati nel post, ma soprattutto indiani e nepalesi a cui chiedo informazioni e opinioni sulla questione. Per facilitare la lettura il post è suddiviso in 3 sezioni: la situazione attuale, il perché dell’embargo, i motivi delle proteste delle minoranze etniche.

Gli effetti dell’embargo in Nepal: la situazione attuale

AGGIORNAMENTO: il 10 febbraio 2016 la situazione si è sbloccata e l’embargo pare terminato.

Le cucine delle case e degli alberghi hanno ripreso a funzionare a legna, non c’é acqua calda, il governo ha bandito l’uso delle automobili private, molti girano in bicicletta (ogni crisi ha i suoi effetti positivi), ci sono lunghissime file ai distributori di benzina, i costi dei trasporti sono triplicati e la gente gira con bombole di gas aspettando rifornimenti o qualche bombola dal mercato nero, nei supermercati il cibo scarseggia. Senza benzina molte ambulanze non riescono a circolare, le organizzazioni umanitarie hanno difficoltà a distribuire cibo e beni di prima necessità ai sopravvissuti del terremoto di aprile.

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Sauraha, 8 gennaio 2016

Nell’ultimo mese (dicembre 2015) la situazione è migliorata rispetto ottobre e novembre, mesi in cui le proteste al confine sono state molto violente, sono morte una quarantina di persone e il rischio di una crisi umanitaria era effettivo. Dopo aspre critiche al governo Modi la situazione sembra essersi addolcita, i rifornimenti sono sempre limitati, ma più frequenti rispetto ai mesi passati, almeno per ora. Bamdev Gautam, vice primo ministro, ha dichiarato: “Non sappiamo cosa si aspetti l’India gettando il Nepal in crisi. Dovrebbe rispettare la nuova Costituzione approvata dal 90% dei rappresentanti scelti dal popolo”.

Fonte Asia News 17/11/2015: Kalpana, una donna di Kathmandu, ha fatto la fila sapendo che il governo ha annunciato di vendere legna da ardere. “Mi sono messa in fila alle cinque di mattina ma il mio turno è arrivato solo dopo 14 ore. Non abbiamo né carburante, né gas con cui cucinare. Abbiamo passato molti giorni ad acqua e riso battuto. I bambini sono a casa e aspettano affamati che portiamo un po’ di legna per cucinare e sfamarli. Non sappiamo per quanto tempo dovremo affrontare questa situazione. Preghiamo e speriamo per una soluzione veloce del problema”.

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Sauraha, 8 gennaio 2016

Per la vendita di legna il governo nepalese sta utilizzando le riserve del paese, la mancanza di carburante potrebbe in breve tempo significare un abbattimento incontrollato di alberi che causerebbe danni climatici irreparabili se l’embargo persiste.

Il Dipartimento di Stato americano ha diramato un’allerta di viaggio con cui sconsiglia ai propri cittadini di recarsi in Nepal, in realtà la situazione è migliorata e non ci sono pericoli per i turisti, basta evitare le zone di confine (ho passato Bhairahawa-Saunali la settimana scorsa e la situazione era tranquilla, da evitare invece il confine di Jogbani). Gran parte della popolazione nepalese vive di turismo e dopo il terremoto il settore ha subito un fortissimo declino, l’embargo aggrava ulteriormente le condizioni economiche del paese e il turismo può essere una risorsa, considerando che non ci sono pericoli per i turisti.

Il perchè dell’embargo

Perchè l’India ha interrotto, o ridotto, da mesi il rifornimento gas e benzina al Nepal? Ognuno mi risponde diversamente. Gli indiani manifestano un certo astio nei confronti dei nepalesi e mi rispondono che è bene ricordare al Nepal, ogni tanto, che dipendono completamente dall’India. I più chiacchieroni mi raccontano di storie d’amore, litigi e incidenti tra politici indiani e nepalesi. Ufficialmente l’India sostiene che non c’è nessun embargo, che i rifornimenti sono stati ridotti perché i posti di confine sono pericolosi, a causa delle proteste delle minoranze etniche, Tharu e Madhesi, che non accettano la nuova costituzione. C’è chi afferma che L’India abbia interessi a sostenere queste minoranze perché presenti anche sul territorio indiano e per questo prenda le loro difese, ma questa tesi che vede l’India come una mamma chioccia per le minoranze non è verosimile.

La versione – a mio avviso – più credibile è che l’embargo serva per ricordare al Nepal la supremazia indiana e che alla radice della discordia ci sia una questione relativa alle risorse, l’acqua in questo caso. Il Nepal è ricco di risorse idriche e l’India ne ha bisogno. Le poche centrali idroelettriche in Nepal sono progetti realizzati da imprese cinesi e indiane. Gran parte dell’elettricità prodotta attraverso l’acqua in Nepal è per contratto venduta all’India, tanto che in tutto il Nepal l’elettricità è presente solo 10-12 ore al giorno, in fasce orarie diverse a seconda della zona e del giorno della settimana.

Pare che questo accordo sia ora messo in discussione con la nuova Costituzione e che l’India stia usando le maniere forti per mantenere l’egemonia sul Nepal, coprendo i reali interessi economici dietro alla difesa delle minoranze etniche. 

I motivi delle proteste delle minoranze etniche

20 settembre 2015: data storica, in Nepal viene approvata una nuova Costituzione

Il Nepal convivono 100 gruppi etnici e vi è un sistema di caste ancora molto forte. Per garantire una rappresentanza sicura a tutti i gruppi sociali, religiosi ed etnici fino ad ora discriminati, il Nepal ha scelto un sistema elettorale di tipo proporzionale. Nella Costituzione figurano i Dalits (i fuori casta, i cosiddetti “intoccabili”), gli Adibasi Janajati (indigeni delle regioni di montagna), gli Khas Arya (la maggioranza etnica del Nepal, divisi in caste), i Madhesi e Tharu (minoranze etniche del Terai). Ciò nonostante le due minoranze etniche del sud – Madhesi e Tharu – si ritengono danneggiate dalla nuova Costituzione, che prevede la divisone del territorio meridionale in sette province, privilegiando un criterio geografico e non etnico. I Madhesi diventerebbero una minoranza in due province, anziché formare la maggioranza in un’unica provincia. Ci sono le basi per una guerra civile, ma dopo le prime violente rivolte la situazione sembra essere tornata alla normalità; rimane il problema della mancanza di gas e petrolio.  

 

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