
Il disastroso viaggio verso il villaggio di Diol Kadd, nella savana senegalese
Finalmente sono arrivata al villaggio di Diol Kadd, nella regione di Thiès, nel bel mezzo della savana senegalese. L’arrivo è stato un’avventura, o meglio una disavventura, dato che sono arrivata MORIBONDA.
Mi sveglio col mal di pancia e a stento raggiungo con mezzi locali una sorta di stazione degli autobus nella periferia della capitale dove mi aspettano Mandiaye e Linda, due persone del villaggio che mi avrebbero accompagnato fino a Diol Kadd. Dopo una veloce presentazione saliamo su un autobus malandato che ad ogni sosta si riempie di persone. Siamo come acciughe, ma le acciughe, confronto a tutti noi, profumano. Fuori ci sono più di 40 gradi e con estrema concentrazione cerco di raggiungere uno stato di trance per non sentire i crampi alla pancia. Dopo un’ora di viaggio l’autobus si ferma, non entra più aria dai finestrini, non respiro più, vedo tutto nero. L’ultimo mio pensiero prima di svenire è “sto morendo”. Svengo. Mi fanno uscire, mi sorreggono, ma io cado su una montagna di banane. Ancora non riesco a respirare, vomito, mi faccio la pipì addosso. Mi sento morire. Perdo i sensi e non so per quanto tempo rimango accasciata sul mio materasso di banane, ma ad un certo punto un angelo mi versa dell’acqua fresca sul viso. Risorgo. E’ Linda il mio angelo salvatore. Priva di forze mi arrampico sull’autobus come se stessi scalando il K2, ho i pantaloni zuppi di pipì, ma poco m’importa, sono viva e voglio solo arrivare al villaggio e sdraiarmi.
Arriviamo a Thiès, scendiamo dall’autobus e saliamo su un taxi la cui carrozzeria è cucita col fil di ferro. Durante il tragitto provo con fatica ad aprire gli occhi, finalmente vedo la savana, ma penso che la guarderò meglio il giorno dopo e richiudo gli occhi, respiro ancora a fatica. Arriviamo al villaggio, in due mi sorreggono e mi portano in quella che sarà la mia capanna per il prossimo mese. Mi portano acqua e zucchero e mandarini. Io riesco a bere solo il bicchiere d’acqua, che vomito poco dopo. Mi sdraio sul letto e dormo. E’ finita. Sono viva, ma poco vegeta.

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