
Glossario induista
L’induismo è una religione veramente complicata da comprendere, si contano milioni di divinità e la terminologia è molto vasta.
Per ognuno dei termini elencati si potrebbe scrivere un libro, ma questo glossario induista è volutamente molto semplice: è pensato per chi si sta informando su questa religione ed è utile da consultare mentre si leggono articoli e libri sull’Induismo di cui non si conoscono certi termini.
AVATARA: la manifestazione fisica di un’entità divina che scende sulla terra per proteggere i suoi devoti e ristabilire l’equilibrio cosmico.
BHAGAVAD-GITA: termine sanscrito, significa “Canto del Divino” ed è uno dei testi sacri dell’Induismo, nelle correnti viṣṇuite e kṛṣṇaite. Consiste in 700 versi, contenuti nel testo più ampio del Itihasa, che significa “ciò che accadde realmente”.
BRAHAMAN: è il principio universale al di sopra di ogni divinità, è l’unità cosmica, è immateriale. Tutti gli esseri esistenti, umani, vegetali, animali e divini, su questo pianeta e in tutto l’universo, sono la sua manifestazione. Spesso si identifica la Trimurti (Brahma, Vishnu e Shiva) come sua prima manifestazione.
BRAMINI: sono i membri della casta più elevata in India: la casta dei sacerdoti, coloro che conosco i testi sacri e che celebrano le funzioni religiose. Ad ognuna delle 4 caste è abbinato un colore, il loro è il bianco.
CASTE: Il governo indiano ha abolito le caste nel 1950, ma in realtà l’appartenenza ad una delle 4 caste determina ancora il ruolo sociale, il tipo di professione svolta, la persona da sposare (che deve appartenere alla stessa casta), diritti e doveri.
La casta più elevata è quella dei Bramini, i sacerdoti e gli intellettuali, segue la casta dei Kshatria, i nobili e i guerrieri. La terza casta è quella dei Vaisia, mercanti e artigiani e l’ultima casta, quella dei Shudra, è composta dai servitori, coloro che servono le caste superiori.
DALIT: sono i fuori casta, meglio conosciuti come “gli intoccabili”. Sono le popolazioni tribali che vivono al di fuori della società, i malati mentali, gli omosessuali, i figli nati da unioni di caste diverse, tutti coloro considerati impuri.
Si occupano di tutti quei lavori a contatto con la morte e il sudiciume: sono loro che bruciano i corpi nei burning ghat, che puliscono le latrine, che raccolgono gli animali morti e che spazzano le strade.
DARSHANA: sono le 6 scuole di pensiero riconosciute nell’Induismo. Letteralmente il termine significa “opinione, punto di vista, indagine”. In base alle Darshana i testi sacri sono diversamente interpretati.
DEVAS: termine sanscrito che significa “colui che emana luce”. I Devas sono gli esseri divini, le divinità. A loro vengono affidate le forze della natura, tra i principali: Agni, dio del fuoco, Chandra, dea della Luna, Indra, dio della pioggia, Prithivi Mata, dea della Terra, Varuna, dio del mare, Vayu, dio del vento.
DHARMA: legge naturale, come tutto è, equilibrio cosmico. Seguendo la legge del Dharma si può porre fine alla sofferenza causata dal ciclo delle reincarnazioni e raggiungere la liberazione.
GANGA: il Gange, il fiume sacro. Gli indù si immergono nelle sue acque per le abluzioni mattutine e serali per purificarsi.
KALPA: sono lunghissime fasi spazio-temporali in cui i mondi nascono, si evolvono e muoiono. Tre fasi: nascita, vita, morte. Non a caso le divinità più conosciute sono Brhama, colui che crea, Vishnu che mantiene e Shiva che distrugge.
KARMA: significa “agire, azione”, è la legge di causa ed effetto che determina le condizioni di vita nel ciclo delle reincarnazioni. Se in una vita si provoca sofferenza e si interferisce col Dharma, l’equilibrio cosmico, nella vita successiva tutto tornerà indietro, si nascerà in una casta inferiore, ci si ammalerà e si soffrirà.
Mentre se si agisce nel bene nella vita successiva si avrà una vita più agiata. Questo credo è alla base della filosofia induista e determina la rigida suddivisione in caste della società indiana.
MALA: significa “ghirlanda, collana” ed è lo strumento per la ripetizione del mantra nell’induismo, come il rosario nel cattolicesimo o il Tasbeehed nell’Islam; è composto da 108 grani.
MANTRA: è una formula ripetuta più volte, un suono “a cantilena” che è in grado di liberare la mente dai pensieri e permette di concentrarsi. Ci sono molti tipi di mantra, ma quello principale, e anche il più conosciuto in ambiente occidentale, è l’Om (Aum).
MOKSA: detta anche Mukti, la Moksa è la liberazione dalla Samsara, costituisce quindi la fine del ciclo delle reincarnazioni, è la dissoluzione dell’individualità e dell’ego, la distruzione definitiva dell’identificazione in un nome o in una forma.
PUJA: in sanscrito significa “venerazione” ed è un rituale dedicato ad una divinità che comprende mantra, azioni rituali, offerte e meditazione. Ce ne sono di molti tipi, per molti fini e diretti a tantissime divinità. Le offerte alla divinità spesso consistono in cibo, che dopo la cerimonia diventa sacro ed è da consumare e condividere dopo la cerimonia.
SAMSARA: è il ciclo delle reincarnazioni e come il Karma è un concetto condiviso da tutte le scuole di pensiero all’interno dell’Induismo, è rappresentata come una ruota. Ogni anima nasce e muore continuamente fino al raggiungimento della Moksa, la liberazione.
L’anima si reincarna in base al Karma maturato da una vita all’altra: le azioni compiute nelle vite precedenti determinano le condizioni di vita della vita successiva.
TRIMURTI: è la triplice manifestazione del Dio supremo dell’Induismo, composta da Brahma, colui che crea l’universo, Vishnu che lo conserva e Shiva, che lo distrugge.
VEDA: termine sanscrito che significa “saggezza, conoscenza”. I Veda rappresentano i testi sacri di riferimento comuni nelle diverse forme dell’Induismo, sono scritture risalenti al XX°secolo a.C, riconducibili al popolo Arii, che invase l’India in quel periodo. I Veda si dividono in quattro testi differenti: RigVeda, YajurVeda, SamaVeda e AtharvaVeda; ogni Veda si divide in diverse sezioni: Mantra o Samhita, Brahmana, Aranyakas e Upanishad.
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