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L’India è l’unico paese in cui sono tornata. Perché Varanasi? Perché è un luogo magico, di un’intensità unica la mondo, abitato da energie inspiegabili. Ne ho già parlato in questo breve post fotografico, ho descritto i burning ghat e riflettuto sulla concezione della morte. Varanasi mi ha aiutato a superare la morte prematura di mio padre, per me è un luogo importante che ha segnato un momento signficativo della mia vita. E’ tra le città più antiche del mondo, questo spiega forse la sua intensità.

In questo momento della mia vita viaggiare freneticamente da un posto all’altro per vedere luoghi non mi appaga, non è quello di cui ho bisogno adesso. Sono tornata perché avevo bisogno di stare da sola con me stessa, fare ordine. L’India ha il potere di distruggerti, e anche di questo ho già parlato –> India, Ti amo, ti odio, ti maledico.

Sono qui per destrutturarmi e ristrutturarmi, pensare, conoscere, conoscermi e scrivere.

Due anni fa ho avuto la fortuna di arrivare in una guest-house gestita da persone accoglienti che mi hanno fatto sentire a casa.

Mi protegge la mafia indiana :)

Nelle stanze le coperte sono le stesse da mesi, impregnate dal sudore di chissà quanti viaggiatori, e la pulizia lascia a desiderare, ma quello che a me interessa, soprattutto se devo trattenermi a lungo, è la cordialità e la disponibilità delle persone. Penserò io a rendere accogliente la stanza. Eccomi di nuovo qui, alla Maa Vishnu guest-house, al Shivala Ghat, ormai da un paio di settimane: adesso c’è il wifi e l’acqua calda in tutte le camere, la pulizia è migliorata e pago 2,7€ a notte, un eurino in più rispetto a due anni fa. Ho richiesto la “mia” camera al primo piano, la 103, dove ero già stata, perché la mattina c’è una luce meravigliosa e le finestre si affacciano su un vicolo e su una terrazza, spesso luogo di ritrovo di simpatiche scimmiette. Mi sveglio ogni mattina col canto del gallo.

Ho dedicato il primo giorno a crearmi il mio nido: ho pulito la stanza, ho comprato lenzuola pulite bianche immacolate, qualche tappetino per il bagno, un boiler per farmi il caffè, un secchio pulito per lavarmi i vestiti e detersivi vari (il tutto 17€).

I vicini sono molto chiassosi: sento quando litigano, quando fanno l’amore, quanto cucinano; quindi anche se sono nella mia stanza, sono costantemente partecipe della vita quotidiana di una famiglia indiana (ammetto che a volte devo mettermi i tappi per le orecchie, soprattutto quando litigano). Quando voglio bere un chai e socializzare scendo al piano terra e trovo Dinesh, il proprietario, e Raju, sempre contenti di chiacchierare e altri viaggiatori di passaggio. Quando voglio vivermi Varanasi esco e so – con certezza – che qualcosa succede. Qui accade sempre qualcosa, ogni giorno, non c’è bisogno di andare a vedere un tempio o di cercare attrazioni. Un festa in strada, un rito sul Gange, processioni religiose, litigi alla indian drama, una mucca che partorisce sotto casa, cani da salvare, incontri con viaggiatori o famiglie indiane che ti invitano a bere un chai. A volte mi prendo dei giorni di riposo per leggere e scrivere e me ne sto nella mia stanza, altrimenti il mio cervello è sovra-stimolato.

La mia giornata tipo (prima di cominciare a soccorrere i cani di strada)

Mi alzo e vado al Manasarowar Ghat a fare due ore di yoga in una stupenda terrazza vista sul Gange; nel pomeriggio adoro camminare lungo i ghat in riva al fiume, osservare i bambini che corrono con il loro aquilone, le donne che stendono i panni, le cucciolate di cani,  i sadhu in meditazione, chi gioca a carte, chi a cricket, le bancarelle di cibo, i barcaioli a caccia di turisti. Vita pulsante. E’ vita pulsante anche quando passo di fronte ai burning ghat, dove bruciano i morti sulle pire. Anche qui i bambini giocano, gli uomini chiacchierano, ridono e sputano.

Non cerco nulla, mi comporto in base a ciò che accade: cammino, mi perdo tra i vicoli o prendo un risciò ed esploro i dintorni oppure torno a casa a leggere e a scrivere. A volte mi concedo un massaggio. L’altro ieri ho conosciuto degli studenti, sono salita in moto, siamo andati in università e ho assistito a una lezione. La sera sono andata a cena coi professori. Ogni giorno è una sorpresa.

Il chai delle 17 è un appuntamento fisso con Dinesh e verso le 18 vado al burning ghat per un’oretta, per me è una meditazione. La sera mi guardo un film, leggo o scrivo. Insomma, una bella vita: nessuno mi disturba, nessuno pretende nulla, gestisco il mio tempo e le mie conoscenze solo in base alle mie esigenze e sto con me stessa, ultimamente la trovo un’ottima compagnia.

Aggiornamento: qualche giorno fa ho trovato dei cuccioli in condizioni ripugnanti, che preferisco non descrivervi. Sono andata in farmacia a prendere vari medicinali, ho conosciuto altri volontari e adesso dedico gran parte della giornata a curare i cani di strada.

Addio massaggi e relax.

Al saviva me, diremmo a Modena.

Comments:

  • Marta

    8 Giugno 2018

    L’India mi affascina, ancor piu’ se descritta come lo fai tu.
    E’ un luogo che voglio assolutamente vedere magari quest’autunno.
    Il fatto che tu ci sia andata sola mi conforta in parte perche’ ho svariati dubbi
    riguardo al viaggio in solitaria …
    Rientro in Italia dopo 2 anni all’estero e ho gia’ voglia di ripartire.
    Continuo nella lettura del tuo blog.

    Grazie.

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