
Bali dietro le quinte
Ci fermiamo a mangiare in una bettola frequentata solo da indonesiani, dove si rifiutano di farmi prendere il cibo con le mani come fanno tutti. Quando spiego che per me non c’è nessun problema e comincio a prendere quegli strani bocconi con le mani mi guardano tutti con stupore. Il pranzo si trasforma in un’animata lezione di bahasa, la lingua indonesiana, tra le risate degli uomini e i timidi sorrisi delle donne. Dopo aver gustato interiora di pollo fritte, cavoli lessi e riso in salsa d’arachidi piccante, ringrazio la cuoca e – mentendo spudoratamente – mi complimento per il cibo molto buono: Makanan ini enak in bahasa. Provo a pagare io, ma Chris oppone resistenza, insisto e gli do 20.000 Rp (più o meno 2€) per pagare i due pasti. Lui torna portandomi 1.000 Rp di resto (1 centesimo di €). Adesso sono io ad essere sbalordita.
Chris mi invita a casa sua. Per quanto ne so potrebbe anche essere un serial killer e in viaggio sono sempre molto attenta a non incappare in situazioni spiacevoli, ma questa volta accetto. Camminando verso casa si scusa più volte per quello che vedrò, mi dice che anche se sembra vestito bene in realtà non ha soldi, che ha solo tre cambi di abiti. La camicia e i pantaloni belli li indossa quando deve convincere i turisti australiani ad ingaggiarlo come istruttore di golf in spiaggia. Ha imparato a giocare a golf sui libri e con queste lezioni riesce a pagare l’affitto di una camera senza cucina e con un bagno condiviso con altre sei persone. Lo rassicuro dicendogli che l’importante è che ci sia quel caffè che mi ha offerto; tutto contento mi dice che ha un bollitore e che mi farà il caffè al ginger. Celo con un sorriso il mio sbigottimento di fronte all’abbinamento delle parole ginger e caffè.
L’edifico è fatiscente, il bagno comune è sudicio e la camera ha solo un materasso a terra e un armadietto. Ci sediamo e sorseggiando il caffè al ginger, che non è poi così male, mi racconta della sua famiglia, di come sono morti i suoi genitori e di sua sorella che ha un pezzo di terra a Java. Io gli racconto della mia famiglia in Italia, gli mostro le foto di mia mamma e dei miei asini, gli racconto di come è morto mio padre. Gli chiedo qual è il suo sogno nella vita. Mi risponde che vorrebbe avere una sistemazione più dignitosa dove passare la sua vecchiaia. Parliamo a lungo del suo percorso di vita spirituale, della religione indu, dell’islam e del cristianesimo. Mi spiega che in Indonesia sono riconosciute cinque religioni e che il credo religioso deve essere indicato sulla carta d’identità.
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Valentina Miozzo
Trasmettere emozioni attraverso un post? Credo che questo sia il miglior complimento che si possa ricevere.. Grazie! :)