
10+1 curiosità sulle Svalbard, le terre abitate più a nord del pianeta
Le Svalbard sono istituzionalmente in Norvegia, sono le terre abitate più a nord del pianeta e sono anche la meta di molti viaggiatori che vogliono esplorare gli ambienti polari.
Sono un luogo incredibile, unico al mondo, e in quanto unico… ha delle particolarità alquanto bizzarre.
Vi ho già raccontato la Storia delle Svalbard, oggi vi racconto 10 curiosità sulle Svalbard, che sono sicura vi stupiranno!
La Notte Polare e il Sole di Mezzanotte durano 4 mesi
All’estremo nord della Norvegia, nel Finnmark, questi fenomeni hanno una durata di due mesi ognuno. Le Svalbard si trovano più a nord, e più si è vicini al Polo Nord più questi fenomeni hanno durate maggiori.
Durante la Notte Polare il sole non sorge per 4 mesi, 4 mesi di buio continuo.
Durante il Sole di Mezzanotte il sole non tramonta mai per 4 mesi, 4 mesi di luce.
Se volete andare visitare queste terre estreme valutate bene le ore di luce e buio e chiedetevi cosa vi aspettate di vedere, perché l’ambiente cambia considerevolmente tra estate e inverno.
Trovate tante informazioni utili nel mio articolo Come e quando andare alle Svalbard.
Alle Svalbard non si può nascere
Le Svalbard hanno una popolazione variabile di circa 3.000 abitanti, c’è un continuo flusso di persone di varie nazionalità, in particolare norvegesi nel centro abitato di Longyearbyen e russi a Barentsburg, oltre tantissimi stranieri (la cassiera della Coop è cilena).
Molte persone e famiglie si trasferiscono nell’arcipelago per lavoro, ma per un periodo limitato. Le Svalbard sono un luogo estremo, non sono certamente il posto dove si crea una continuità generazionale e soprattutto… alle Svalbard non si può nascere.
Queste terre sono molto isolate e il piccolo ospedale non ha un reparto di ostetricia e le donne dell’isola, a circa tre settimane dal parto, devono recarsi sulla terraferma per partorire (Tromso è a 1 ora e mezza di volo). L’ultimo nato alle Svalbard risale ormai al 1966.
Questo non significa che alle Svalbard non ci siano bambini, anzi: nel centro abitato di Longyearbyen ci sono un asilo e una scuola elementare, ma i bambini nascono in terra continentale.
Alle Svalbard non si può morire
O meglio.. alle Svalabrd non si può essere sepolti.
Alle Svalbard i pochi anziani o chi è malato, è caldamente invitato a tornare nella terraferma.
I motivi per cui non si può morire alle Svalbard sono dovuti alla presenza del permafrost, che fa sì che i corpi non si decompongano, e al progressivo affioramento dei corpi, causato dai continui movimenti dovuti ai cicli di congelamento e scongelamento del terreno.
Se visiterete le Svalbard noterete comunque un piccolo cimitero appena fuori dal centro abitato di Longyearbyen, dove una trentina di croci spuntano dal terreno.
Questo cimitero risale al 1918 e ci sono molte false informazioni in giro per il web. Vi assicuro che in questo articolo sono scritte informazioni frutto di ricerche sul campo (come ogni mio articolo), veritiere e aggiornate (ad oggi, agosto 2021).
Il cimitero ha smesso di accogliere defunti negli anni ’50, per il timore che i corpi conservati potessero contenere ancora tracce dell’influenza spagnola, infatti il permafrost è come una capsula del tempo per virus e batteri. In quel periodo infatti, gli scienziati avevano scoperto che nei corpi tumulati nel permafrost è possibile che rimangano potenzialmente attivi patogeni in grado di scatenare di nuovo gravi epidemie.
A parte il grave rischio di epidemie la sepoltura nel permafrost comporta anche, come già accennato, l’affioramento dei corpi, quindi ci sono davvero tutte le ragioni per non seppellire corpi alle Svalbard.
Dal 1950 chiunque moriva alle Svalbard veniva portato sulla terra ferma e sepolto lì.
Tuttavia negli anni è stata trovata una soluzione a questo problema attraverso la cremazione, per cui questo piccolo cimitero artico ha continuato ad accogliere ospiti, seppur sporadicamente, fino al 2017, ma interrati esclusivamente all’interno di urne cinerarie.
Nel 2017 il cimitero è stato di nuovo chiuso a causa di una frana e per il 2022 è prevista l’inaugurazione di un nuovo cimitero, nei pressi della chiesa. Qui potranno essere sepolti, sempre previa cremazione, solo chi al momento del decesso era legalmente residenti alle Svalbard.
Le renne delle Svalbard muoiono di fame
La renna delle Svalbard è la sottospecie più piccola delle 7 esistenti ed è endemica di questo arcipelago.
Rispetto alle renne del continente, quelle delle Svalbard hanno un aspetto diverso: zampe più corte, testa più tondeggiante ed un pelo molto più folto che contribuisce a darne un aspetto massiccio.
A differenza del continente, dove sono allo stato brado, ma di appartenenza dei Sami, allevatori di renne, alle Svalbard tutte le renne sono completamente selvatiche.
Nonostante le renne delle Svalbard non abbiano predatori, non siano allevate o cacciate (la caccia è molto limitata), non muoiono di vecchiaia, ma di fame. Si nutrono di una vegetazione particolare, in ambiente roccioso quindi i loro denti sono sottoposti ad una intensa usura a causa dei sassolini masticati assieme al cibo scovato tra le rocce. Dopo circa 9/10 anni le renne non sono più in grado di mangiare e muoiono lentamente di fame.
Le renne presenti invece nel continente norvegese vivono ancora meno, ma non muoiono per cause naturali, la longevità è prevalentemente condizionata dalla gestione umana, in quanto (nonostante siano allevate allo stato brado) appartengono tutte ad allevatori Sami e la loro carne viene regolarmente consumata nel mercato locale.
Non è un paese per gatti, ma…
I residenti di Longyearbyen non sono autorizzati a portare con sé gatti sull’isola. La dura legge è rigorosamente applicata dal 1990 per proteggere la fauna locale e salvaguardare l’avifauna locale.
Nessun gatto quindi può metter zampa alle Svalbard, ma… i russi tanti anni fa portarono Kesha! E sapete come questa clandestina ha aggirato la legge? E’ stata registrata come volpe. Geni!
PS: Kasha ci ha lasciato a gennaio 2021, oggi alle Svalbard non ci sono più gatti.
I trichechi
Anche i trichechi, come gli orsi polari e le balene, hanno subito un drastico declino numerico per il forte impatto della caccia.
I trichechi erano ricercati per il grasso (in media 10 cm di spessore), per la pelle (dura e resistente) e ovviamente per le zanne di avorio che venivano usate, tra le altre cose, per fare i tasti bianchi dei pianoforti.
Questi grandi mammiferi erano piuttosto ambiti anche tra i cacciatori di trofei che appendevano le enormi teste di tricheco nei loro salotti privati.
Da quando nel 1952 ne è stata vietata la caccia, la popolazione di trichechi è aumentata ed è riuscita lentamente a riappropriarsi delle spiagge delle Svalbard. Secondo il Norwegian Polar Institute attualmente la popolazione di trichechi nell’arcipelago si aggira tra i 3500 e i 4000 esemplari.
Possono facilmente superare il peso un orso polare adulto arrivando anche oltre i 1200 kg (per i maschi), hanno una vita media di 20-30 anni e raggiungono la maturità riproduttiva piuttosto tardi, la gravidanza è di 15 mesi e i cuccioli passano svariati anni con la madre.
Le “zanne” (presenti sia nei maschi che nelle femmine) non sono altro che canini ad accrescimento continuo e possono raggiungere 1 metro e mezzo di lunghezza; vengono usate come arma durante i combattimenti, ma anche per fare buchi nel ghiaccio.
Fuori dai centri abitati bisogna girare col fucile
Se farete escursioni guidate vedrete che la vostra guida avrà sicuramente un fucile e se vi avventurerete autonomamente al di fuori dei centri abitati, dovrete avere un fucile.
In una legge del 2012 il governatore delle Svalbard richiede a chiunque viaggi fuori dagli insediamenti di avere i mezzi per spaventare un orso polare. Ciò significa che è obbligatorio portare un’arma da fuoco, anche oggetti come le pistole lanciarazzi sono altamente raccomandati.
Sia chiaro che nessuno vuole uccidere un orso polare: la prima cosa da fare in caso di attacco è spaventare l’animale affinché si allontani.
A molte persone questa cosa non piace, in realtà si tratta di pura autodifesa per salvare la propria vita.
Portare un fucile, alle Svalbard, non significa essere cacciatore, ma rappresenta il fatto che queste siano ancora terre realmente selvagge, dove l’uomo è solo un ospite.
Gli orsi polari sono selvatici e possono raggiungere il centro abitato. L’ultimo attacco letale si è verificato nel 2020, quando un uomo è stato sbranato da un orso nel campeggio di Longyearbyen.
Non pensate che sia una decisione per la salvaguardia del turista e che quindi, facendo escursioni alle Svalbard, mettete a rischio la vita degli orsi polari. Alle Svalbard tutti gli abitanti girano col fucile, non solo le guide .
Non immaginate gruppi di turisti che partecipano a tour per vedere gli orsi polari. I tour per vedere gli orsi polari non esistono. Grazie al cielo.
♥ E’ vietato a chiunque, anche alle guide, seguire le orme degli orsi per seguirli e scovarli per accontentare i turisti che vogliono fotografarli. Lo stesso Ente del Turismo delle Svalbard non promuove più il territorio con foto di orsi polari, proprio per non invogliare i turisti a recarsi alle Svalbard con l’aspettativa di vedere gli orsi.
La maggior parte degli incontri con gli orsi si svolge casualmente, muovendosi nell’entroterra con la motoslitta o dalle barche. Nei rari casi di incontri ravvicinati il tutto si risolve allontanandosi con la motoslitta o allontanando l’orso spaventandolo.
Le Svalbard sono uno dei pochi luoghi nella terra dove l’uomo convive con gli animali selvatici non sottomettendoli nè ammaestrandoli. Gli animali sono liberi e selvatici e l’uomo non può fare altro che difendersi.
E’ vero che ci sono più orsi polari che persone?
La leggenda dice che alle Svalbard ci siano 2.500 persone e 3.500 orsi polari.
Peccato che il dato numerico sugli orsi polari si riferisca alla popolazione di orsi che si muove in tutta l’area del Mare di Barents e non a quella stanziale alle Svalbard che, si stima, sia di circa 1.000 esemplari.
E’ difficile stabilire dati esatti, perchè gli orsi si spostano, a nuoto e camminando sul permafrost durante l’inverno.
Ci sono varie ricerche che riportano numeri differenti, ma una cosa è certa e comune in tutte le ricerche: alle Svalbard oggi, 2021/2022, non è vero che ci sono più orsi che umani.
La Banca Mondiale dei Semi è alle Svalbard
La Global Seed Vault – La Banca Mondiale dei Semi – si trova proprio alle Svalbard e qui vengono conservati semi da ogni parte del mondo.
Incastonata all’interno di una montagna, protetta dal permafrost, la struttura ospita più di un milione di sementi da ogni parte del mondo. Obiettivo: evitare la perdita del patrimonio mondiale botanico.
Io ci sono arrivata a piedi, sotto la neve, è ammetto che per me è stato emozionante raggiungere un luogo di tale importanza per l’umanità.
La struttura è in calcestruzzo ed è progettata per resistere a guerre nucleari e disastri ambientali. L’intero edificio è composto da tre tunnel interrati, ciascuno di 9,5 x 27 metri, all’interno dei quali i semi vengono conservati in sacchetti, dentro scatole, il tutto accuratamente sigillato.
La scelta di costruire una cassaforte mondiale botanica proprio alle Svalbard è dovuta anche alle caratteristiche climatiche estremamente fredde di queste latitudini, che quindi assicurano un lungo margine di conservazione dei semi anche in caso di guasti o malfunzionamenti della struttura.
Non è l’unica Banca dei semi esistente, ce ne sono varie a livello nazionale, ma la sua unicità e valore è legata al fatto che qui vengono conservati i semi di tutto il mondo, per ciò svolge un ruolo fondamentale nell’assicurare una scorta di semi per tutte le singole realtà locali nel caso in cui queste subiscano dei danni e il loro patrimonio venga distrutto.
E’ importante ricordare che tutti i semi conservati nel Global Seed Vault (attualmente appartenenti a circa 4000 specie diverse) continuano ad essere di proprietà del paese di provenienza, il quale però a sua volta deve metterli a disposizione di eventuali ricercatori o agricoltori che ne facciano richiesta (secondo quanto specificato dagli accordi internazionali).
Case e tubature sono sopraelevate
Alle Svalbard è, ovviamente, necessario evitare che l’acqua geli nei tubi e che questi si rompano; per questa ragione le case sono costruite a palafitta, quindi sollevate dal terreno e tutti i tubi sono esterni, sopraelevati rispetto al suolo.
In un territorio estremo come quello delle Svalbard, è di prioritaria importanza preservare l’integrità dei tubi e ovviamente di quello che vi scorre dentro.
Trattandosi di permafrost (ovvero un terreno perennemente ghiacciato oltre una certa profondità, e temporaneamente più in superficie) qualunque cosa interrata sarebbe sottoposta a sollecitazioni di compressione/decompressione in base ai processi di congelamento/scongelamento stagionali della parte superficiale.
Le tubature sono quindi tutte esterne, ci sono chilometri di tubi che attraversano il centro abitato di Longyearbyen, con dei punti di riscaldamento tra un tratto e l’altro.
I tubi non sono particolarmente belli, ma questo è il compromesso da accettare per poter vivere in un ambiente così estremo, con la comodità di avere l’acqua che esce dal rubinetto!
La Chiesa è per tutte le religioni
Neanche a dirlo, ovviamente quella di Longyearbyen è la chiesa più a nord del mondo, come qualunque altra cosa alle Svalbard, ma questa non è la sua caratteristica più interessante.
La Chiesa è sempre aperta, tutti i giorni a tutte le ore ed è una chiesa per tutti, per qualunque fede.
Qui viene celebrata ogni cerimonia, secondo la necessità, a prescindere dalla religione.
A questa chiesa fanno riferimento non solo gli abitanti di Longyearbyen, ma anche quelli degli altri centri abitati e delle stazioni di ricerca, distribuite sull’arcipelago.
Vi è venuta voglia di andare alle Svalbard?
Io ci sono stata e il mio consiglio è di affidarsi al mitico Stefano Poli di Poli Arctici, che vive e lì da 27 anni e non c’è referente migliore per organizzare un viaggio alle Svalbard.
Prima di organizzare il viaggio però è importante capire quando andare alle Svalbard, perché scegliere il periodo non è così semplice come andare in altri luoghi del mondo.
Comments:
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Maurizio
bellissimo posto e tanti ricordi del mio tour tra FarOer, Tromsoe e Svalbard.
Una tua foto mi ha fatto venire in mente che anche quando mi avvicinava al “confine cittadino” di Longyearbyen dovevo avere un fucile con me. Raccomandazione successiva a quando alcune estati prima una turista francese era stata mangiata.
Come mi mancano i tour in solitaria che facevo in giro per il mondo. Sigh
p.s. ho scoperto il tuo sito tempo fa da un articolo su Vanity Fair